La prima chiesa dedicata a San Martino vescovo sorgeva nell’omonima frazione e doveva risalire almeno al XII secolo; inizialmente una semplice “cappella” officiata da un sacerdote della pieve di Vimercate, assurge a chiesa principale del paese nel corso del Quattrocento e, nel 1567, per volere di S. Carlo Borromeo, diventa chiesa parrocchiale.
Benché fosse già stata più volte ampliata e ristrutturata, nel 1856 il card. Bartolomeo Romilli, passato in visita pastorale, la trova “nimis parva” (troppo piccola) e pertanto raccomanda al parroco di provvedere ad un suo ulteriore ingrandimento. Dopo aver valutato e discusso diverse soluzioni, il 13 agosto 1860 la nuova Amministrazione Comunale approva finalmente la costruzione di un nuovo edificio spostato, però, su una piccola altura collocata tra il centro città e la frazione Cantone.
Eretta in stile neoclassico su progetto dell’architetto Enrico Daverio e, dopo la sua morte, dell’ingegner Luigi Tarantola (arredatore e restauratore della Villa Reale di Monza all’epoca di Umberto I), riprendendo un originario disegno di Giacomo Moraglia, la chiesa viene finalmente consacrata il 31 luglio 1864 suscitando lo stupore e l’ammirazione tanto del clero quanto della folla di fedeli. Don Pietro Grassi, parroco di Basiano, dedica un’ode al “ben compìto e maestoso tempio” e gli apprezzamenti saranno confermati l’anno dopo da Amato Amati, che inserisce la chiesa nel suo “Dizionario corografico dell’Italia” definendola “una delle più belle e capaci della Brianza”.
Nel nuovo edificio vengono ben presto traslate le reliquie di Santa Giustina, martire dei primi secoli del Cristianesimo alla quale i belluschesi sono devoti sin dal 1808.
Nel 1887-88 il nuovo parroco di Bellusco, mons. Federico Secco Suardo finanzia la realizzazione di grandi interventi decorativi, facendo affrescare la volta con le Storie di San Martino vescovo di Tours (opera dei fratelli Tagliaferri di Pagnona, in Valsassina) e affidando allo scultore Giacomo Sozzi la realizzazione delle dodici statue di Apostoli collocate nelle nicchie sotto al cornicione e dei quattro medaglioni a bassorilievo dedicati ai Profeti, definendo così un ciclo iconografico incentrato sul valore della parola di Dio nella vita del fedele. Il complesso decorativo sarà completato, nel 1926, con due affreschi nelle pareti laterali del presbiterio commissionati al pittore bergamasco Umberto Marigliani e raffiguranti la Cena in Emmaus e la Visione di Elia.
La casa parrocchiale
Già l’antica chiesa di S. Martino aveva annessa una casa parrocchiale, un piccolo edificio su due piani con giardino la cui esistenza era attestata sin dal Cinquecento e che ricoprì un ruolo importante per la vita del paese, non solo dal punto di vista religioso ma anche sociale e culturale, essendo per decenni l’unica scuola della città.
Dopo la costruzione della nuova chiesa, tuttavia, essa si trova ad essere troppo distante e scomoda per il parroco e pertanto, nel 1881, mons. Federico Secco Suardo dispone l’edificazione di una nuova casa a fianco della nuova parrocchia: ne ottiene un vero e proprio palazzo di 15 stanze, preceduto da un giardino con aiuole e vialetti. Giudicata “forse troppo grandiosa, ma bella e salubre e vicina alla chiesa”, segnerà con la sua presenza il viale che conduce al sagrato fino al 1973, anno in cui si rende necessario demolirla.